
Rosalia Piatti, Letteratura Al Femminile, Antica Edizione Le Monnier, 1884, d'Epoca
Valore stimato —€149.25
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NOVELLE E STUDI
DAL VERO
Firenze, Le Monnier, 1884.
Cm.18, pp.533,
bross.edit. (difetti)
Interessante
edizione antica e d'epoca,
grosso volume apparso per i tipi del noto stampatore fiorentino Le Monnier,
opera che si inquadra nella tradizione della letteratura femminile in Italia;
volume di ardua sintesi sia per l'articolata trattazione sia per le numerosissime citazioni inerenti anche personaggi vari e località e eventi...sia per essere ancora quasi interamente a fogli chiusi, e pertanto solo sommariamente riferiamo della presenza dei seguenti scritti:
LARVA D’AMORE
STUDI DAL VERO
LIVIA
DI
INTERESSE CULTURALE, LETTERARIO, BIBLIOGRAFICO
Discreta conservazione generale, segni e difetti d'uso e d'epoca, usuali diffuse e vistose fioriture e difetti vari marginali o così come visibili nelle immagini allegate; exlibris; difetti alle copertine e al dorso con rotture marginali; complessivamente volume ben conservato per essere ancora quasi integralmente a fogli chiusi e di interessante colta lettura; in copertina posteriore pubblicizzati altre opere dello stesso editore apparse nella stessa collana editoriale.
(le immagini allegate raffigurano alcuni particolari dell'intero volume, eventuali ulteriori informazioni a richiesta)
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La creatività dell'autrice smentisce la presunta assenza di originalità nella produzione femminile italiana: la poesia nasce per dare forma ai desideri delle donne, al loro sguardo sul mondo, e in quanto tale, se è tale, non ha, in una ipotetica scala di valori, genere o nazionalità, età, ma…
ma il desiderio e lo sguardo sul mondo, la necessità (a cui accenna anche Rilke), il Progetto (di cui ci parla Benn), sono diversi a secondo della vita (vissuta e guardata);
scrive Virginia Woolf, in Una stanza tutta per sé, che il romanzo "non viene fuori dall'immaginazione, non viene fuori all'improvviso (… ). La narrativa è come una tela di ragno che se ne sta attaccata in maniera forse lievissima alla vita" (p. 85);
per leggere questi testi non può essere usata la griglia consueta, la consueta scala di valori; bisogna lavorare su più fronti: non solo ricercare la differenza delle (nelle) scritture delle donne, ma assumere, nell'esaminarle, la differenza di genere delle lettrici, e rivisitare la letteratura e l'idea di letteratura, la lingua, gli scenari, i testi e i contesti;
è per esempio, grazie alla lettura dei testi di scrittrici che si può adeguatamente comprendere la scelta di tematiche nuove e, in più, affrontate da un punto di vista femminile: la guerra, le trasformazioni economiche sociali delle donne nella metà-fine dell'800, il matrimonio di convenienza, il capovolgimento geniale di favole e di luoghi comuni. Ciò che risalta chiarissimo è che la vita che le donne vivevano e guardavano era diversa da quella vissuta e guardata dagli uomini. E nelle loro scritture c'erano segni di differenza, che bisognava imparare a leggere, non solo ai fini del recupero della memoria necessaria a noi donne del XX secolo (ora del Terzo Millennio), ma perché esemplari della capacità, da parte delle donne, di accogliere e di elaborare un proprio linguaggio, una propria poetica;
dunque, la coscienza della differenza delle scrittrici è cresciuta assieme alla coscienza della necessaria differenza della lettrice, la quale, come le autrici che legge, deve necessariamente compiere un salto di prospettiva, uno spostamento di punto di vista e di posizionamento, idoneo a cogliere il nuovo della scrittura. Queste sono le prime caratteristiche della creatività della lettrice: la motivazione della ricerca, la ricerca di relazione, di comunanza e di complicità, la necessità di dare forma al proprio sguardo (rinnovato e dichiaratamente di parte), per dilatare rompere e ricreare griglie di lettura. Perché solo in questo modo si riesce a leggere il testo femminile;
nel leggere una delle tante scrittrici dell'800, salta agli occhi (deve saltare agli occhi) che il contesto letterario nel quale essa si muove è popolato, certo, da Manzoni, da Verga, da D'Annunzio, da Carducci, ma anche da scrittrici, dalle loro opere, dal loro lavoro, dagli incontri, dagli scambi e dalle relazioni intrecciate;
Rosalia Piatti nell' anno 1884 pubblica Novelle e studi dal vero. ed altre scrittrici come lei iniziano a riesaminare il concetto di "virtù", di "femminile", di forza e di debolezza, e riesaminano i luoghi comuni attorno al matrimonio, all'età, allo "zitellaggio", ma anche affrontano la trasformazione economico-sociale dell'epoca, riuscendo a trovare, sia le scrittrici provenienti da classi non privilegiate, sia quelle aristocratiche, nell'autonomia economica una delle strade necessarie alla libertà propria e di tutte le donne; e tutte affrontano questioni generali come la guerra, il lavoro, la disoccupazione, in un modo che nessuno scrittore aveva ancora fatto;
il punto è che le scrittrici svelano la violenza della condizione femminile, non solo perché interessa a loro e alle loro lettrici, ma prima ancora perché la vedono; svelano la brutalità e la profonda inumanità della guerra perché la soffrono e la vivono come pratica esclusivamente maschile sia per gli interessi materiali sia per l'incapacità di accettare differenze alla pari;
in quegli stessi anni, ultimi decenni dell'800, da parte di tanti scrittori, si andava intanto costruendo il mito della virtù femminile, necessaria componente della mentalità piccolo borghese del tempo; e quando gli scrittori immaginavano grandi amori "irregolari", donne "liberate", queste ultime facevano tutte una brutta fine, questo finisce anche per glorificare in qualche modo la squallida realtà quotidiana della piccola borghesia italiana, afflitta da incolmabili complessi di inferiorità e insieme di risentimento nei riguardi dell'aristocrazia, che finiscono per risolversi, nel migliore dei casi col rifugio nella tanto decantata "onestà", che, appunto, da tante scrittrici, viene svelata come scelta d'obbligo e non d'elezione (Serao, Salazar, Marchesa Colombi, Neera…);
è la vita quotidiana che, ben lontana dall'essere cucina, casa, cicaleccio tra comari, rivalità tra belle donne, scenario di folla femminile un po' anonima che pone sempre al centro d'attenzione l'uomo, diviene allo sguardo delle scrittrici (che a loro volta fanno tesoro del proprio vissuto) punto di osservazione privilegiato per quelle che sono le "priorità" del vivere: così, la guerra è vista con lo sguardo di chi vede e subisce il dolore delle perdite e non riesce più a credere alle favole dell'onore, il matrimonio è denunciato di convenienza, la solidarietà maschile viene svelata come volgare ammiccamento, l'amore rappresentato come scelta di passione da parte delle donne, acquistando anche valenze nuove (la complicità, le condivisione di gusti e ideali), il sentimento della maternità, tanto decantato e strumentalizzato dalla letteratura ufficiale (maschile), viene rivisitato e a volte, sia pure dolorosamente, superato dall'amore di sé. Ecco perché, nel leggere testi di scrittrici bisogna "posizionarsi", bisogna cioè immaginare e vedere ciò che le scrittrici vedono, ciò che le scrittrici guardano. Nei loro sguardi c'è il contesto noto (scrittori importanti, giornalisti affermati, eventi pubblici di rilievo) ma c'è anche il mondo popolato da figure femminili, da tensioni che prendono il cuore femminile, da interessi, da comportamenti, da affetti, da problemi e da passioni che nutrono l'immaginario femminile a partire dal vissuto familiare, dalle esperienze di vita e di cultura fino a ciò che le scrittrici vedono nella città, nella strada, nei viaggi, negli incontri, e fino ai libri che leggono, alla musica che ascoltano, a ciò che vedono a teatro, a ciò che percepiscono dai discorsi degli uomini, e dalle loro rappresentazioni.";
è questo il grande "scarto" compiuto dalla scrittura femminile: il mondo e i suoi valori, le abitudini, i comportamenti, le mentalità, vengono tutte ribaltate;
lo spostamento del punto di vista comporta una visione del tutto inedita per l'esperienza letteraria; è una scelta di posizionamento ancora più ricca di conseguenze di quella, a quel tempo tentata da tanti scrittori, di guardare il mondo da parte del "popolo". Perché mentre gli scrittori (in modo diverso: Valera, Verga, Manzoni) cercano di "mettersi dalla parte di", le donne sono "la parte" di cui trattano. Danno voce a se stesse. E incontrano la voce e lo sguardo delle loro lettrici, del loro pubblico.








