Puglia, Ruvo, Letteratura, Poesie, Antica Edizione, Jatta, Con Ritratto, Morelli, 1850

Valore stimato —318.5

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GIOVANNI JATTA

 

 

 

 

R I M E

 

 

 

Napoli, Tramater,  1850.

 

Cm.22, pp.103, senza legatura.

 

 

 

Interessante edizione antica e d'epoca,

volume contenente una raccolta di componimenti del noto letterato ed esponente della nobiltà pugliese 

(di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari),

ben conosciuto anche quale storico ed archeologo;


edizione impreziosita da una tavola illustrativa inserita in antiporta, con un ritratto dello Jatta, litografia a cura dell'artista Morelli (forse Domenico Morelli ?).



 

DI INTERESSE CULTURALE, ARTISTICO, STORICO-LOCALE, BIBLIOGRAFICO

 

 

 Modesta conservazione generale, segni e difetti d'uso e d'epoca, fioriture e gore e sgualciture e difetti vari marginali, gore ed erosioni alle due carte estreme (primo ed ultimo foglio), mancanze marginali anche al frontespizio; senza legatura o copertine e pertanto volume meritevole di rilegatura.


(l'immagine allegata raffigura un particolare dell'intero volume, ossia il ritratto f.t., eventuali ulteriori informazioni a richiesta)


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 Le prime notizie della presenza a Ruvo delle famiglia Jatta risalgono al 1753: infatti, nel libro delle tasse di quel periodo (chiamato Catasto Onciario) nell’elenco c’è tra i cittadini un certo Francesco Jatta dimorante in una casa della città presa in fitto. Francesco Jatta era figlio di Giovanni e di Giuseppa Carabellese originari di Corato o di Conversano. Ben presto, Francesco Jatta riuscì a conseguire una discreta agiatezza sposando Lucia Jurilli (nipote del famoso scienziato e medico di corte Domenico Cotugno) dalla quale ebbe numerosissime figlie e tre figli: Giuseppe, Giovanni e Giulio i protagonisti della nostra storia.

Giovanni si trasferisce prima a Nola dove studia nel famoso seminario, poi a Napoli dove lavora come avvocato e giudice, dedicandosi nel proprio tempo libero all’archeologia e al collezionismo. Era aiutato nella sua attività di raccolta e di studio da suo fratello Giulio (Capitano dell’esercito del Re) che a Ruvo organizzava tecnicamente gli scavi, seguiva l’avanzamento dei lavori, curava l’acquisto dei pezzi migliori provenienti da altri luoghi e spediva a Napoli i pezzi che avevano bisogno di restauro. Entrambi avevano idee ben chiare: bisognava raccogliere i vasi migliori e custodirli per onorare la patria e la famiglia evitando così la dispersione.

Nel giro di una ventina di anni, infatti, riuscirono a mettere insieme un notevole numero di reperti.

Per meglio custodirli, Giovanni insieme alla cognata Giulia Viesti decisero di costruire un Palazzo fuori le mura della citta vecchia. Intorno al 1840 la collezione fu sistemata in quattro stanze al piano terra dove si trova tutt'ora.

Questo prestigioso Palazzo, opera dell'Architetto bitontino Castellucci, venne in realtà abitato dal figlio di Giulio che fu chiamato Giovanni, come lo zio.

Sposatosi giovanissimo con la signora Angela Capelluti, Giovanni Jatta fu un eminente archeologo. Studiò e catalogò la collezione nella sua opera monumentale "Il catalogo della collezione Giovanni Jatta", ancora oggi insostituito. (dal web)

 

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